Inquinamento digitale

Economia circolare
15.03.2022

La sostenibilità passa anche dal web

Ogni giorno, milioni di dati viaggiano attraverso le reti in tutto il mondo, gli strumenti digitali oramai accompagnano la nostra quotidianità. Ma questo cosa comporta a livello di impatto ambientale? La risposta è inaspettata: il Web è la quarta nazione al mondo in termini di consumo energetico ed emissione di CO2, dopo Cina, Stati Uniti e India. Le stime ammontano a 1.850 milioni di tonnellate di CO2 in un anno, secondo il Global Carbon Project. Questi dati si riferiscono al 2019, ma possiamo presumere che il consumo sia ulteriormente aumentato in questi anni di pandemia, tra smart-working e isolamento: se da un lato il covid-19 ha ridotto gli spostamenti, il traffico in rete si è decisamente intensificato. Ecco perché, parlando di sostenibilità, non possiamo trascurare questo aspetto.

Ogni pagina web consuma delle energie e quindi indirettamente produce emissioni di CO2, dovute al consumo energetico del dispositivo, al trasferimento dei dati e alla gestione del server.

Se prendiamo in esame i siti web delle istituzioni italiane producono ogni anno un numero piuttosto elevato di kg di CO2. 558 il Senato, che supera del 191% la mediana del consumo delle pagine web mondiali, 312 il Governo e 249 la Camera dei Deputati. Se la cavano meglio, al confronto, le istituzioni europee: la pagina Web dell’Unione Europea produce solo 80kg di emissioni di CO2 all’anno (il 58% in meno rispetto alla mediana mondiale), mentre quella del Parlamento Europeo ne produce 92 kg (-52%).

Numeri poco confortanti. Ma l’inquinamento digitale è implicito in quasi tutte le attività che riguardano l’utilizzo della rete e l’alimentazione delle sue infrastrutture:

  • Streaming (Netflix e piattaforme utili alla trasmissione video come ad esemio Zoom e Twitch). Stando a uno studio di Purdue University, MIT e Yale University, lo streaming di un’ora da una di queste piattaforme porterebbe all’emissione di una quantità tra i 150 e i 1000 grammi di CO2.
  • Social media. Anche condividere post e contenuti sui social contribuisce all’inquinamento digitale. Ovviamente, l’utilizzo dei social media da parte dei singoli individui non impatta in modo elevato. Secondo uno studio di Greenspector, la piattaforma social che inquina maggiormente è TikTok, con 2,63 grammi di CO2 emessi al minuto, seguito da Reddit (con 2,48 grammi) e Pinterest (con 1,30).
  • Posta elettronica e messaggiAdeme, l’Agenzia per l’ambiente e gestione dell’energia francese, ha rilevato che l’invio di 8 e-mail inquina come un’auto che percorre un chilometro, invio di una e-mail con un allegato consuma quanto una lampadina accesa per una giornata intera.


Non va però sottovalutato il lato sostenibile dell’ICT. La digitalizzazione permette infatti di risparmiare grandi quantità di carta, snellire burocrazia inquinante e rendere i processi più efficienti e rapidi.
Inoltre, Internet e le sue applicazioni possono essere utilizzati come mezzo per generare impatti ambientali e sociali positivi. È l’idea che sta alla base, ad esempio, di Ecosia, motore di ricerca che utilizza i profitti generati dalle ricerche degli utenti per piantare alberi. Inoltre, molte compagnie operanti in rete hanno deciso di impegnarsi ad alimentare server e data center con energie rinnovabili.

Anche noi possiamo comunque contribuire a un utilizzo più responsabile delle risorse web: si possono realizzare pagine web esteticamente efficaci e allo stesso tempo più efficienti dal punto di vista energetico. I ricercatori sostengono poi che piccole accortezze possono fare la differenza: lasciare la videocamera spenta durante una call riduce l’impatto del 96%. Mentre guardare una serie in streaming con definizione standard, anziché alta, riduce l’impronta del 86%.

Insomma, anche col virtuale possiamo fare realmente la nostra parte!