Questione energetica: guerra e transizione ecologica

Riflessioni
21.04.2022

Il recente conflitto che ha devastato l’Ucraina ha portato alla luce, in modo ancora più evidente, la necessità di trovare soluzioni alternative e sostenibili alla dipendenza comunitaria dai combustibili fossili.

Come è noto, l’Italia soddisfa le proprie esigenze energetiche per la gran parte attraverso l’import di gas. Nello specifico, la provenienza del gas consumato in Italia è strutturata come segue: Russia (38,2%), Algeria (27,8%), Azerbaijan (9,5%), Libia (4,2%), Nord Europa (2,9%). La Russia rappresenta notoriamente il Paese che fornisce all’Italia i maggiori volumi di gas, con una percentuale di fornitura salita fino al 44% nel 2015.

La situazione energetica dell’Unione Europea ricalca quella italiana, con una dipendenza dal gas russo pari al 45% delle importazioni totali.

Da qualche anno si parla sempre più insistentemente, a livello comunitario e nazionale, della necessità di cambiamento del paradigma di approvvigionamento energetico per abbassare le emissioni di CO2 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A questo proposito, è chiara l’esigenza di diminuire la dipendenza dal gas in favore di energie rinnovabili come, ad esempio, quelle eolica e solare. Se l’obiettivo è quello di tagliare le emissioni e accelerare la transizione ecologica, l’Europa dovrebbe diversificare il proprio approvvigionamento energetico prediligendo le energie pulite, al posto di diversificare i fornitori di gas, come successo con il recente accordo, da parte del governo italiano, sulla fornitura di gas da Algeria ed Egitto.

Andando ancora più a monte nella scala delle cause dell’attuale situazione climatica, oltre a rivedere la natura delle risorse energetiche, sarebbe necessario – in primis – rivedere l’attuale sistema economico-produttivo, il quale ha portato negli anni a un drastico sfruttamento delle risorse, oltre che delle persone, e a portare le esigenze energetiche degli Stati a livelli insostenibili.

I buoni propositi a livello nazionale relativi alla volontà di affidarsi a fonti energetiche alternative ai combustibili fossili sembrano però essere improvvisamente svanite con lo scoppio della guerra iniziata dalla Russia a fine febbraio 2022. Il conflitto in Ucraina ha causato un aumento vertiginoso dei costi energetici che ha portato il governo – giustamente – a concentrare le risorse economiche sul loro contenimento. Rimangono però deluse le speranze di vedere più investimenti sulla transizione ecologica. Con le parole di Draghi sulla possibilità di un ritorno temporaneo – ahinoi – al carbone, si è capito come la transizione ecologica sia passata in questi mesi in secondo piano.

Tralasciando la delicata questione nucleare che, oltre alla questione sicurezza, comporta noti problemi come quello di smaltimento delle scorie, sarebbe bene invece non deviare il focus politico sulla questione ecologica, e accelerare anzi oggi più che mai la transizione ecologica. Per il bene dell’ambiente e delle persone, prima di tutto, e per evitare di trovarsi in situazioni di netti rincari energetici, come accaduto ora con la guerra in Ucraina, a causa di un’asfissiante dipendenza dal gas naturale russo.  

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